I Lemming tornano a vivere in realtà aumentata su Hololens

Chi non ha giocato almeno una volta, agli albori dei videogiochi su pc a Lemmings?

HoloLems è un omaggio a Lemmings, classico puzzle game del 1991 che ha contribuito a rendere popolari i videogiochi anche su PC in quegli anni.

Da wired . L.l.



Sono stati uno dei videogiochi più famosi degli anni ’90 prima di cadere nel dimenticatoio: sono i Lemming, e si preparano a vivere un’ennesima giovinezza questa volta grazie al caschetto per la realtà aumentata Hololens.

Lo sviluppatore canadese Globacore ha appena annunciato la disponibilità di HoloLems, versione del classico puzzle riadattata per la piattaforma di Microsoft. Nel titolo originale occorreva traghettare un’orda di roditori — i Lemming appunto — da un punto di partenza a un punto di arrivo combattendo la loro naturale tendenza a sfracellarsi al suolo cadendo da altitudini eccessive, il tutto attribuendo loro abilità speciali che li tenessero lontani da precipizi e altri pericoli.

La differenza che rende geniale HoloLems, oltre all’introduzione della terza dimensione che però è un tratto già abusato nei numerosi sequel del capostipite è una: grazie al potere della realtà aumentata, i Lemming sono veri e propri ospiti di casa. Gli animaletti si incamminano in fila indiana nel loro percorso di morte attraversando il divano del salotto, rischiando di non riuscire a superare la distanza tra libreria e mobile della TV.

Sta al giocatore interagire con il gruppo, utilizzando chiaramente le dita là dove sui vecchi PC e Amiga si usava il mouse.

Il gioco si può già scaricare gratuitamente dal Microsoft Store ed è pubblicizzato come un omaggio olografico al classico di 25 anni fa, segno che Globacore non dispone probabilmente dei diritti necessari a farne un vero e proprio sequel.

Il risultato però è una gioia da vedere: per i nuovi giocatori, perché rappresenta un modo intelligente di sfruttare la realtà aumentata in ambito gaming; per i nostalgici, perché rivedere sotto nuove vesti le creaturine dai capelli verdi e la tunica blu provoca sempre un tuffo al cuore.

La Realtà Aumentata anche negli scavi Egnazia –

Realtà aumentata, ologrammi, tecnologie avanzatissime: finiranno tra le vestigia dei Messapi in quella meraviglia che sono gli scavi Egnazia. Sì, l’archeologia fa spettacolo: il parco del Brindisino sarà sede di un progetto innovativo grazie al quale immagineremo e vedremo la vita esistita tra i magnifici resti, nei quali ora camminiamo sognando quelle ere lontane, testimoni della Puglia che fu.

Il programma viene presentato domani alla Bit di Milano (ore 14, Sala conferenze stampa) e si chiama «Drawing Egnazia», perché la tecnologia «disegnerà» il sito archeologico e lo renderà «reale». L’estate archeologica virtuale di Egnazia sarà fruibile dal 16 giugno al 13 agosto, nelle ore serali dei weekend. La combinazione di nuove tecnologie del visuale con l’arte contemporanea può, attraverso paesaggi virtuali, ricostruire il passato con visioni suggestive ed allo stesso tempo filologicamente rigorose. Il sito sarà in pratica «ipervisualizzato» con ricostruzioni digitali che si richiamino alle architetture originali. Un progetto ambizioso, che per la prima volta in Italia, utilizzando la realtà aumentata, riuscirà a sezionare e ricostruire – grazie ai software specifici – i luoghi che furono.

L’augmented reality ,gli ologrammi, il 3D, i colori e la potenza suggestiva di questo linguaggio in questo contesto, renderà la scoperta di queste ricostruzioni un’esperienza multisensoriale. E non solo: tutto il sito si trasformerà in un contenitore multi -codice per attività parallele: dagli incontri con esperti come l’archeologa Raffaella Cassano, che ha fatto da consulente al progetto, il giornalista Carlo Freccero, il filosofo e scrittore Franco Bolelli, il regista Gennaro Nunziante. E poi, teatro, concerti, tra i quali spiccano l’unica data italiana del pianista fiammingo Wim Mertens o la serata col trombettista californiano Joseph Leimberg ed Erika Badu, il gruppo «psichedelico», così come l’unica data europea dei californiani Tuxedomooon e l’ensemble indiano Kawa Brothers.

A presentare il progetto alla Bit di Milano ci saranno: Loredana Capone (assessore Industria Culturale e Turistica Regione Puglia), Aldo Patruno (direttore Dipartimento Cultura Regione Puglia) e i responsabili del progetto, Italo Spada (Area Manager Produzioni virtuali CETMA Brindisi e Gianluigi Trevisi (direttore artistico «Time Zones sulla via delle musiche possibili», di Bari). Consulenza scientifica a cura della prof. Raffaella Cassano, responsabile scientifico del «Progetto Egnazia dalla scavo alla valorizzazione» dell’ Università di Bari.

Finanziato dal SAC «La via Traiana», questo progetto nasce dalla collaborazione del Consorzio Cetma (che è un Centro di progettazione, design e tecnologie dei materiali della Cittadella della ricerca Brindisi ) con il festival Time Zones.

E spiega Gianluigi Trevisi: «La cosa più importante di questo progetto, ciò che lo rende innovativo, è senz’altro l’utilizzo di nuove tecnologie nel contesto dei beni culturali, rendendo accessibile a tutti l’archeologia, anche ai più giovani. La scoperta reale del passato di quelle tracce lasciate da coloro che hanno vissuto in questi luoghi: sembra una cosa scontata, ma non lo è». E poi la musica: «È molto bello anche che questo luogo così bello si riempia di musica, di parole , di laboratori per i più piccoli. Con grande cautela e rispetto questo luogo potrà essere vissuto intensamente sicuramente dai turisti, ma anche dai nostri conterranei».

Gli stessi tecnici che hanno studiato il progetto, facendo coincidere i file e gli ologrammi con le tracce dei popoli del III secolo a.C., sono rimasti emozionati. «Non nascondo che è elettrizzante lavorare alla ricostruzione seppure virtuale di questi luoghi», sottolinea Italo Spada del Cetma. E ancora: «È un lavoro impegnativo, complesso e delicato che vede impegnate le più belle energie presenti nel Cetma, ma siamo sicuri di intraprendere una strada importante nella valorizzazione dei beni culturali. Grazie al lavoro di chi ha fatto dell’archeologia la missione di una vita come la professoressa Cassano, grande esperta ed artefice dei ritrovamenti più importanti delle ultime campagne di scavo di Egnazia, siamo in grado di essere filologicamente precisi nelle ricostruzioni e secondo questo modello può benissimo essere esportato presso altri siti, ma anche all’interno di spazi museali».

 

da “La Gazzetta del Mezzogiorno.it”

e. sim.